EuroAquileienses 13.07.2021/II (fur)

Note FOGOLÂR CIVIC pe stampe taliane – Udin, 13 Lui 2021

MARCO DI MORUZZO, INDIMENTICATO MODELLO D’IRRIDUCIBILITÀ FRIULANA ED “EUROAQUILEIESE”

Ricordato, con un toccante momento commemorativo sociale ed istituzionale presso l’inferriata delle prigioni del Castello di Udine, l’ultimo portabandiera dello Stato patriarcale di Aquileia, prefigurazione degli odierni Friuli Venezia Giulia ed Euroregione alpino-adriatica, giustiziato 600 anni or sono dalla Repubblica di Venezia per aver rifiutato di sottomettersi al suo dominio. L’iniziativa è avvenuta nel quadro di un progetto transfrontaliero guidato dal Comune di Moruzzo ed inserito nella pluridecennale tradizione commemorativa avviata dalla mobilitazione culturale Academie dal Friûl – Fogolâr Civic.

Sotto il titolo di “Omaggio all’aquila decapitata” o “Presint pe acuile scjavaçade”, nella ricorrenza tradizionale dei santi Ermacora e Fortunato, patroni storici dell’Europa aquileiese e ideali tutori della sua bandiera, lunedì 12 luglio 2021, presso l’inferriata delle prigioni del Castello di Udine, hanno avuto luogo partecipatissime rimembranze istituzionali e sociali dell’irriducibile alfiere friulano Marco di Moruzzo, ultimo portabandiera della prima Mitteleuropa ossia dell’antico Patriarcato di Aquileia, nel seicentenario del suo supplizio seguito al rifiuto di sottomettersi alla Repubblica di Venezia e di riconoscere decaduto lo Stato autonomo aquileiese. La cerimonia si è svolta nel quadro del progetto transfrontaliero “Nelle terre di Marco di Moruzzo”, promosso dall’Amministrazione comunale moruzzese con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ed annoverante tra i partner il Circolo Universitario Friulano “Academie dal Friûl”, i Comuni di Faedis, Rive d’Arcano, Ragogna, Martignacco e Fagagna, il Liceo Scientifico Statale “Giovanni Marinelli”, l’Istituto Comprensivo di Majano e Forgaria, l’Ente per il Turismo Città di Buie (Istria-Croazia) e la Pro Loco Moruzzo; tra i supporter del progetto: i Comuni di Majano e Pagnacco, l’Università dell’Età Libera di Moruzzo, il Movimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”, l’Università Popolare Aperta di Buie (Istria-Croazia),Arengum/Arengo/Renc” Assemblea Civica Partecipativa Udinese e il Club per l’Unesco di Udine.

Dopo il mesto omaggio da parte della Giunta comunale di Moruzzo alla storica Colonna della Giustizia, in Piazza Libertà, a Udine, luogo un tempo deputato all’esecuzione delle sentenze capitali, un corteo di amministratori e cittadini oltreché di Gonfaloni comunali ha condotto in cima al Castello il grande stendardo patriarchino del soprammentovato circolo Academie dal Friûl, cimelio storico del locale autonomismo contemporaneo, donato all’associazione dalla famiglia del compianto attivista sig. Ottavio Venchiarutti da Osoppo, stendardo issato il 3 aprile 1977 sul campanile di Aquileia in occasione dei nove secoli dalla nascita dello Stato patriarcale, si racconta, con significativo concorso transfrontaliero di partecipanti alle celebrazioni promosse dal grande “pre Checo Placerean”, vero “patriarca” del friulanismo europeista dell’epoca. “Se il nostro ultimo alfiere libero fu trascinato giù dalle carceri del Castello e decapitato su questa piazza, oggi a ritroso noi ripercorriamo i suoi passi con questa grande bandiera dell’anima del nostro popolo, per riportarla in cima a quel colle da cui fu strappata con la violenza da un invasore!” ha detto il prof. Alberto Travain, primo promotore contemporaneo della riscoperta dell’eroe friulano oltreché presidente dei sodalizi Fogolâr Civic e Academie dal Friûl, precoci e irriducibili propugnatori della sua memoria.

Giunto il civico corteo alla finestra delle prigioni castellane e deposto ivi a terra il grande stendardo con capo dell’aquila volto a quel luogo di sofferenza per tanti martiri dell’ingiustizia delle dominazioni impostesi al governo della regione, lo stesso Travain, idealmente a nome di quasi trentennale mobilitazione tesa al recupero e alla valorizzazione tali vicende, ha consegnato al giovanissimo Ludovico Rizzardo d’Arcano, il più giovane della casata degli antichi gonfaloneri friulani, la bandiera aquileiese benedetta, il 15 gennaio 2014, da Papa Francesco, in Piazza San Pietro, in Vaticano, nelle mani del compianto don Tarcisio Bordignon, cappellano sociale del Fogolâr Civic: una bandiera, fu detto al Pontefice, “che per oltre un millennio unì nel rispetto genti diverse al crocevia dell’Europa”. Su di essa i nastri di Austria, Croazia, Germania, Italia, Slovenia, Svizzera ed Ungheria, nazioni affratellate storicamente dal glorioso Patriarcato di Aquileia, i cui Capi di Stato hanno ricevuto, per l’occasione, cortese nota dal Comune di Moruzzo, cui il primo riscontro è giunto da Budapest, sei secoli fa approdo dei maggiori esuli politici friulani ostili all’avvento della Serenissima. In apertura delle cerimonie commemorative, l’esecuzione vocale-strumentale della sequenza “Plebs fidelis Hermachore”, inno liturgico medievale del Patriarcato di Aquileia, celebrativo dei Santi Patroni internazionali Ermacora e Fortunato, esecuzione a cura del Centro Culturale “Amici della Musica” di Villalta di Fagagna, su arrangiamento strumentale del maestro Gabriele Saro, presente insieme ai colleghi musicisti Marinella Concina, Luisa Spangaro, Edoardo Venuti ed Orfeo Venuti. A seguire, gli interventi ufficiali.

Primo a prendere la parola il succitato prof. Travain, deus ex machina dell’iniziativa, leader storico di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl oltreché direttore scientifico del progetto moruzzese in parola, colui che, per la prima volta, nel 1993 associò il ricordo dell’irriducibile friulano perseguitato anche oltre la morte dalla feroce giustizia veneziana a quello del suo ruolo, altamente simbolico, di ultimo alfiere dello Stato abbattuto dalla Serenissima. E Travain ha voluto innanzitutto sottolineare come il riscatto di Marco di Moruzzo dall’oblio plurisecolare imposto da una remota ragion di stato forestiera ma anche da recente diffusa, gratuita e superba indifferenza di larga parte del popolo friulano e del suo piccolo gran mondo culturale ed istituzionale, sia dovuto non ad illuminazione procedente da qualche Università od Amministrazione pubblica, bensì da ignota gente comune, pur appassionata e culturalmente preparata, la cui perseverante tenacia, incontrante talvolta anche sincera attenzione tra pochi, rari, amministratori, ha permesso di giungere al seicentenario del tragico e certo eroico epilogo della vicenda di quel personaggio senza reiterare l’orrenda macchia di un’immeritata “damnatio memoriae”: “Abbiamo vinto contro la superbia, abbiamo vinto contro l’ignavia, abbiamo vinto contro l’oblio: ha vinto Marco di Moruzzo! Dopo seicento anni, non è scomparso: siamo a celebrarlo! Non è più una cosa da dimenticare perché dà fastidio al governante di turno, allo Stato, al dominio di turno in questa nostra terra; o perché dà fastidio ai friulani ‘venduti’ a questa o a quell’altra dominazione! Noi, oggi, siamo qua da gente libera: siamo a scegliere di essere qui; siamo a scegliere di celebrare una virtù di cui oggi magari si sente la mancanza e che è bene promuovere, ognuno come può, ognuno con i propri mezzi, ognuno attraverso quelle che sono le proprie funzioni. Condividere questa linea, condividere quest’orizzonte è cosa davvero importante. Qui si decide, da qui parte, da qui procede una nuova Aquileia di cui oggi anche l’Arcivescovo e il Sindaco di Udine hanno parlato nella cattedrale! …Dobbiamo fare testimonianza. In questi quasi trent’anni abbiamo fatto testimonianza come cittadini, come appassionati, come promotori di memoria storica, come promotori di coscienza civica. Dobbiamo fare, però, ‘traditio’. Ho consegnato una bandiera che vuole essere portata avanti. Quello che facciamo ha una funzione se riusciamo a trasferirlo alle generazioni future. E questo è assolutamente possibile: dipende da noi, dipende da queste generazioni, dipende dalle nostre generazioni degli adulti di oggi, se hanno il coraggio di credere in ciò che per tanti secoli è stato un valore. Solo così possiamo fare testimonianza credibile!”.

All’accorato intervento del prof. Travain, incentrato sull’esempio di proverbiale, inveterata, tenacia, irriducibilità, delle genti friulane ed “euroaquileiesi”, figlie della grande e lungamente invitta antica metropoli alpino-adriatica, di cui il nobile moruzzese portava l’insegna e condivideva evidentemente il motto morale “Frangar non flectar”, ha fatto seguito il discorso del Sindaco di Moruzzo, dott.ssa Albina Montagnese, allocuzione anch’essa davvero appassionata, da cui è emerso un sincero impegno di testimonianza culturale e valoriale molto apprezzato dal numeroso consesso civico ivi radunato. Ha, poi, preso la parola il Sindaco di Udine, prof. Pietro Fontanini, che ha espresso piena condivisione d’intenti in tema di promozione di una coscienza storica friulana negata, nella sua più pregnante sostanza, praticamente sin dai banchi di scuola. La consigliera regionale udinese arch. Mariagrazia Santoro ha voluto ringraziare particolarmente tutti coloro che nell’ultimo trentennio hanno variamente profuso il loro impegno teso a recupero e valorizzazione di tanto pregnante figura storica. Infine, l’Assessore comunale alla Cultura del Comune di Moruzzo, dott. Renzo Driussi, ha brevemente riepilogato le fasi di sviluppo del citato progetto. Tra le cariche istituzionali presenti, oltre alle figure citate, si ricordano, per Moruzzo, il Vicesindaco sig. Enrico Di Stefano e, per Chiopris-Viscone, il suo omologo sig. Alessandro Pian, che ha portato il saluto della Prima Cittadina arch. Raffaella Perusin, alla guida di un Comune rientrante in quell’ampia rete dei territori specificamente tributari un tempo dei Vessilliferi patriarchini, territori cui il prof. Travain ha proposto di costituire utile cordata di promozione di tali memorie a livello sia civico che turistico. Parte di questa rete storica anche il Comune di Portogruaro, antica Comunità della Patria, che ha inviato nota di condivisione all’Amministrazione di Moruzzo. Nutrita la rappresentanza istituzionale del Comune di Udine, rientrante anch’esso nella rete citata ma soprattutto nell’impegnativo ruolo di raccordo morale della Friulanità e di un’Aquileiesità rinnovata nella Contemporaneità: Comune presente oltreché con il Sindaco, anche con gli Assessori alla Cultura, sig. Fabrizio Cigolot, ed al Turismo, dott. Maurizio Franz, insieme all’energica Presidente della Commissione culturale consiliare, prof.ssa Elisabetta Marioni. L’Assessore alla Cultura di Pagnacco, sig. Adriano Pugnale, ha felicemente rappresentato uno dei Comuni partner dell’iniziativa. Figura di conclamato spicco internazionale, quella del Console Onorario della Repubblica Ceca, dott. Paolo Petiziol, apprezzato presidente della benemerita Associazione Culturale “Mitteleuropa”, noto e additato con particolare stima anche nell’orazione del prof. Travain come massimo maestro di rinascita di una coscienza transfrontaliera nel cuore geografico e culturale del Vecchio Continente. Presente anche rappresentanza della casata dei Signori d’Arcano, con l’accademico prof. Maurizio insieme alla consorte dott.ssa Cristina Trinco, genitori del giovanissimo Ludovico Rizzardo, per l’occasione, come menzionato, compunto reggitore di qualificata insegna aquileiese. E, tra i presenti, ancora, il valentissimo manager triestino del progetto “Nelle terre di Marco di Moruzzo”, dott. Franco Rota; l’appassionato giovane studioso moruzzese sig. Daniele Lizzi, universitario impegnato in prezioso approfondimento biografico inerente al personaggio in parola; l’artista udinese arch. Luigino Peressini, matita eccelsa di una splendida mappa dell’Europa aquileiese, di prossima pubblicazione, promossa e coordinata dal prof. Travain, direttore scientifico del progetto in parola. A rendere omaggio all’eroico alfiere del Patriarcato ha voluto, poi, contribuire liberalmente con una preziosa realizzazione artistica anche il noto pittore cittadino prof. Michele Ugo Galliussi, storico amico di Fogolâr Civic e Academie dal Friûl. E, ancora, tra i partner del progetto citato, si è registrata qualificata presenza della Pro Loco Moruzzo, con il presidente sig. Fausto Minisini e gruppo volontari. Tra i supporter del progetto, rilevata rappresentanza presidenziale dell’Arengo civico e del Club per l’Unesco di Udine nella persona della prof.ssa Renata Capria D’Aronco. Anche rilevate eminenti figure del mondo della scuola: un nome per tutti, quello della nota dirigente scolastica friulana dott.ssa Vilma Candolini. Presenti i signori Elisabetta Mingolo e Daniele Pagnutti, instancabili attivisti a tutela dei beni culturali e ambientali dell’antico borgo collinare di Santa Margherita del Gruagno. Intervenuta, poi, bella delegazione della gioventù della suddetta località di Chiopris-Viscone, guidata da Ailîs Pian e Michael Toso con la divisa della Protezione Civile, radioso picchetto d’onore allo Stendardo municipale. Impeccabili, nelle loro altere uniformi storiche, “lis Vuardiis di Udin”, strette attorno al glorioso Gonfalone bianconero recante la “Sclese Nere” e le principali decorazioni al valore del popolo friulano. Ad evocare gli scacchi araldici di Casa d’Arcano, il Gonfalone di Moruzzo, retto dalla rappresentanza in uniforme della Polizia Locale. E poi, le cinque bandiere cerimoniali del Fogolâr Civic commemorative dei “quintieri” storici della difesa territoriale patriarchina, rette dalle signore Paola Brochetta, Anna Rosa Caeran, Marisa Celotti, Milvia Cuttini e Iolanda Deana, agguerrite attiviste del movimento al quale, come detto, si deve innanzitutto il perpetuarsi delle annuali rimembranze del valoroso gonfaloniere friulano.

Presente anche qualificata rappresentanza del corpo sociale fogolarista nelle persone del sig. Pietro Maria Crestan, vessillifero dell’Academie dal Friûl, e delle signore Renata Marcuzzi, Rosa Masiero, Rosalba Meneghini e Laura Zanelli, rappresentanza, questa, guidata dalla summentovata prof.ssa Capria D’Aronco, la quale, in veste di vicaria del movimento promotore in parola ha consegnato alla sindaca dott.ssa Montagnese la 25^ dedica sociale alla memoria dell’ultimo alfiere patriarchino, quest’anno concessa dal civismo udinese alla Prima Cittadina del luogo d’origine dell’eroe medievale friulanoAd accompagnare la dedica, un nastro patriottico euroregionalista con la scritta, in latino, “AQVILIFERO EXTREMO SVO AQVILEIENSIS EVROPA DICAT” ossia l’Europa aquileiese dedica (questo mazzo di fiori) all’ultimo suo aquilifero, portatore dell’insegna con l’aquila, che salutò dal cielo del Friuli la fondazione di Aquileia romana nel 181 a.C. Oltre ai colori di quel cielo e di quell’aquila divina, cinque rose rosse, segno di martirio civile, rimandante al mito locale del Patriarca Bertrando. E, poi, in friulano: “A Marc di Murùs vîf e muart il so popul”, a Marco di Moruzzo il suo popolo irriducibile. Ecco, allora, gli onori ad insegne piegate. Ecco il prof. Travain declamare l’“Avôt”, la preghiera laica del Fogolâr Civic, in lingua friulana ossia l’idioma romanzo di Madre Aquileia, dedicata al ricordo dei caduti per la patria, per la libertà e per la giustizia nell’Europa aquileiese, approdo storico alpino-adriatico dei grandi miti eroici dell’Egeo. “Lum nestre di vite, fâs che tes venis de nestre memorie mai no si sfanti il ricuart di chel sanc nocent e gloriôs spandût jù pai secui in tantis Termopilis su cheste crosere antighe di Europe che e ten par sô mari Aquilee regjine, nobil umôr tornât indaûr a Mediterani e Mâr Neri, grim de sô liende prime, dutune cun aghis che a smontin rampidis dai crets vuardiâts des stelis alpinis!” (tra. it. Lume nostro vitale, fa’ che nelle vene della nostra memoria non debba svanire il ricordo del sangue innocente e glorioso versato nei secoli in tante Termopili su questo antico crocevia d’Europa che vuole Aquileia sovrana per madre, nobile linfa restituita a Mediterraneo e Mar Nero, grembo del suo primo epos, insieme alle acque che scendono limpide da rocce sorvegliate dalle stelle alpine). Ed ecco, l’esecuzione del celebre brano “Stelutis alpinis” di Arturo Zardini, del 1918, inno popolare friulano alla memoria dei caduti e all’immortalità degli affetti, a cura del citato gruppo musicale. Ed ecco, la sindaca dott.ssa Montagnese salire la scala accostata all’inferriata delle carceri castellane dove Marco di Moruzzo incontrò la morte prima del patibolo. Eccola deporre i fiori gialli e azzurri, nei colori di Aquileia, del Friuli, dell’Istria e originariamente anche della Carniola, accompagnandoli con intimo bacio, gesto delicato non sfuggito a tutti e molto apprezzato, a dire la profonda emozione del momento. Ed, infine, possente, l’ariaCara patria”, dall’opera “Attila” di Giuseppe Verdi, del 1846, inno naturale del Friuli Venezia Giulia e dell’Euroregione alpino-adriatica, dedicato a Madre Aquileia, anch’esso eseguito, in versione strumentale, dal suddetto gruppo di Villalta di Fagagna.

A conclusione delle rimembranze, l’intervento del citato giovane universitario Lizzi, che ha voluto sottolineare, anche al di là dell’aspetto patriottico, il senso dell’onore, della parola data, di legittimità e di legalità testimoniato nella turbinosa vicenda del personaggio oggetto di un suo studio, di prossima uscita, sotto il coordinamento del prof. Travain. E, poi, un brindisi: alla coerenza di chi persevera anche controcorrente nella difesa dei propri valori…

MARCO DI MORUZZO 1421-2021

MARC DI MURÙS 1421-2021

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